Nuovo Patto di stabilità

Nel nuovo #pattodistabilità regole più morbide per Roma ma costerà 20 miliardi l’anno.

L’ultima proposta di Bruxelles combina una valutazione della sostenibilità del debito che sarà fatta tra i singoli governi e la Commissione ma anche il ritorno rigido di un tetto al 3% del deficit - un paletto voluto da Berlino, insieme a vincoli che imporrebbero un percorso di riduzione del debito e del deficit, le cosiddette “salvaguardie”.

Bruegel dimostra chiaramente che un ritorno al vecchio Patto non conviene a nessuno. Ma che anche il nuovo impone degli aggiustamenti notevoli a tutti: «In media il 2% del Pil nel medio termine, in aggiunta alle correzioni già richieste da Bruxelles per il biennio 2023- 24 ».
Tuttavia, rispetto alle vecchie regole, il taglio viene alleggerito dello 0,6% di Pil.

Gli economisti notano anzitutto che chi ha un debito alto (superiore al limite europeo del 60% del Pil) dovrà aggiustare il tiro o negoziando al tavolo con la Commissione, quando si ragionerà sulla sua sostenibilità. «Ma ci sono notevoli eccezioni», scrive Bruegel, «e la principale è la Francia», che a causa del suo deficit alto rischia di far scattare la “salvaguardia che la costringerebbe a una ghigliottina pesante.
In sostanza, siccome l’allarme scatterebbe sul deficit e non sul debito — che in Francia è circa il 111% del Pil —il nuovo Patto di stabilità attiverebbe una tagliola automatica su Parigi.

Per l’#italia il discorso è diverso perché ha un debito che nelle previsioni della Commissione sarà al
140% del Pil nel2024 e quindi il fatto che il deficit sarà ancora l3,7% sarà un dettaglio meno rilevante, ai fini del negoziato.
Nel caso in cui la Commissione chiedesse una correzione veloce, su quattro anni, dovrà ridurre il disavanzo di circa 20 miliardi, lo 0,9% del Pil — col vecchio Patto sarebbe stato l’1,4%.

Mentre se Bruxelles concederà a Roma sette anni di tempo per raddrizzare il debito, dovrà tagliare lo 0,5%.
Per l’Italia il nuovo Patto è meno pesante del vecchio, ma le conviene comunque continuare a trattare insieme alla Francia per liberarlo dalle ottusità tedesche, fa notare Reichlin. «Ed è inutile che l’Italia continui a insistere sugli investimenti da scomputare dal deficit: quando si discute con #bruxelles sulla sostenibilità e il percorso di discesa del debito, è ovvio che si negozia tutto, anche i margini per fare politiche per la crescita, il digitale o il green, insomma le eccezioni per non soffocare il #Pil .

Piuttosto, bisognerebbe cercare di modificare la“salvaguardia»”, la tagliola che scatta quasi in automatico sui deficit eccessivi.
Quella che opprime la Francia e che rischia anche di essere pro-ciclica per chiunque, in periodi di bassa crescita. E di aggravare il disavanzo e provocare nuovi sforamenti»

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